Zona Bianca: Dal 1° Marzo 2021 in vigore le nuove disposizioni
Il Presidente Solinas ha firmato l’ordinanza che permette la riapertura delle seguenti attività
a) Ristorazione, con apertura degli esercizi fino alle ore 23.00;
b) Bar, pub, caffetterie ed assimilabili, con apertura degli esercizi fino alle ore
21.00;
In relazione all’andamento degli indicatori epidemiologici valutati a seguito di tali
riaperture, con successive specifiche ordinanze – d’intesa con il tavolo tecnico
istituzionale composto dai rappresentanti del Ministero della Salute, dell’Istituto
Superiore della Sanità e della Regione Sardegna – potranno essere riaperte,
con le necessarie prescrizioni, le seguenti attività:
Ricordiamo a tal proposito che per le attività sportive sarà richiesto il certificato medico per attività agonistiche o non agonistiche (a seconda dei casi).
Ricordiamo che è sempre obbligatorio igienizzare spesso le mani, l’uso della mascherina e il distanziamento sociale, fatte salve le eccezioni per minori di 6 anni e disabili che sono esentati.
“È fatto obbligo di usare, sull’intero territorio regionale e per l’intera giornata
(H24), protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto, negli spazi di pertinenza
dei luoghi e locali aperti al pubblico, nonché negli spazi pubblici ove, per le
caratteristiche fisiche, sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di
natura spontanea e/o occasionale. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di
sotto dei 6 anni, nonché i soggetti con forme di disabilità.
È fatto divieto di qualsiasi forma di assembramento, con speciale riferimento
allo stazionamento presso gli spazi antistanti gli istituti scolastici di ogni ordine e
grado, le piazze, le pubbliche vie, i lungomare e i belvedere, nei quali deve
comunque mantenersi un distanziamento interpersonale di almeno un metro.“
Raccomandiamo la massima prudenza per evitare che si ritorni alla condizione di restrizione avute in precedenza.
Il periodo di lockdown ha sicuramente messo a dura prova la nostra tenuta psicofisica e per molti ha rappresentato un problema di efficienza funzionale del nostro organismo. La FMSI propone nel presente documento raccomandazioni per la popolazione generale, costretta a casa per il lockdown causato dalla pandemia Coronavirus, per la ideazione e lo svolgimento di sessioni di esercizio fisico, in termini di intensità, frequenza, volume e modalità di esercizio, applicando quanto già suggerito dalla stessa Federazione nelle recenti Linee Guida Italiane di Prescrizione dell’Attività Fisica per adulti sani. Il programma di ricondizionamento fisico proposto suggerisce di rispettare ripresa graduale dell’attività, partendo da almeno 30-45 minuti ogni giorno fino ad un totale di 150-300 minuti a settimana, in combinazione con esercizi di tonificazione muscolare e flessibilità. L’intensità del lavoro deve variare secondo le condizioni fisiche individuali e dell’età, consigliando attività d’intensità moderata per la maggior parte della settimana, con una parte delle singole sedute svolta a intensità più alta. Se il periodo d’isolamento ha comportato un aumento di peso corporeo, sarà assolutamente raccomandato il ritorno al peso forma, abbinando alla ripresa dell’attività fisica anche un regime dietetico controllato, moderatamente ipocalorico e ricco di vitamine e con attenzione ad una appropriata idratazione. Inoltre, potrebbe essere utile una valutazione presso un medico specialista in medicina dello sport per un corretto inquadramento delle proprie condizioni di salute e delle effettive possibilità fisiche, soprattutto per quelle persone con fattori di rischio per malattie croniche o persone in età oltre i 50 anni. Per le persone che sono state affette da coronavirus, dopo il benestare dell’infettivologo, ma prima della ripresa dell’attività, è ertamente consigliabile una valutazione da parte dello specialista.
L’emergenza legata all’infezione da Coronavirus (Covid-19) ha imposto a tutta la popolazione, e quindi anche alle persone fisicamente attive o che abitualmente svolgono attività sportiva, scelte di responsabilità per favorire la salvaguardia
della salute collettiva. Nonostante fossero il modo migliore per prevenire e contrastare la diffusione dell’infezione, le raccomandazioni proposte hanno comportato restrizioni negli spostamenti e per la pratica di attività fisica all’aperto, riducendo inevitabilmente la quantità di esercizio fisico svolto e aumentando la sedentarietà.
In accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la mancanza di attività fisica e uno stile di vita sedentario comportano circa 3.2 milioni di morti ogni anno.
Infatti, è ben noto che l’attività fisica rappresenta un potentissimo strumento per ridurre il rischio di mortalità e di numerose malattie croniche. È stato dimostrato che l’esercizio fisico regolare riduce efficacemente il rischio di malattie del sistema cardiovascolare, riduce il rischio di sindrome metabolica e diabete di tipo 2, aumenta la densità minerale ossea e la massa muscolare e, influisce positivamente sulla salute mentale.
Una corretta quantità di attività fisica, svolta con le dovute cautele e in condizioni di assoluta sicurezza, è quindi un elemento imprescindibile della vita di tutte le persone. Dal lato opposto, studi di fisiologia dell’esercizio mostrano come anche brevi periodi di ridotta attività fisica (minori di 4 settimane) o completo allettamento (vedasi ad esempio gli studi di Bed-Rest eseguiti per simulare le condizioni di ridotta gravità nello spazio) comportino profonde alterazioni strutturali e funzionali a livello di tutti gli organi, muscoli inclusi.
Sebbene l’importanza di mantenersi “attivi” sia regolarmente presente nei principali quotidiani e mezzi di comunicazione e, nonostante numerosi centri sportivi e organizzazioni abbiano messo a disposizione programmi di allenamento gratuiti, accurate e precise raccomandazioni per la ripresa di uno stile di vita attivo sono necessarie per garantire un efficace mantenimento della salute generale ed evitare possibili conseguenze negative. La Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI), Federazione medica del CONI fin dal 1929, unica società Scientifica accreditata dal Ministero della Salute per la Medicina dello Sport, vuole scendere in campo per offrire una corretta gestione dell’emergenza attraverso una serie di indicazioni che possano contribuire alla ripresa di un corretto stile di vita da parte della popolazione, dopo un lungo periodo di lockdown, incentivando la ripresa di un’attività fisica regolare ma tenendo ben presenti le misure di sicurezza che l’attuale situazione ci impone. Del resto la FMSI fu invitata all’Assemblea generale dell’ONU il 5 luglio 2018 fornendo un’audizione sul tema delle azioni di prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili (NCDs), proprio perché caratterizzata dalla cultura della prevenzione che ha come tratto distintivo la riduzione del rischio di malattia. È una cultura che affonda le sue radici 2000 anni fa, quando già il Senato degli antichi romani promulgava leggi per difendere i diritti dei cittadini e la Società intera. Recenti ricerche epigenetiche hanno avvalorato gli effetti positivi dell’esercizio fisico su geni responsivi, inclusi quelli rilevanti per le funzioni immunitarie, muscolarie cerebrali, con conseguenze estremamente importanti per il patrimonio epigenetico transgenerazionale. In poche parole, la prevenzione primaria comincia prima del concepimento e continua per tutta la vita, al fine di migliorare l’età biologica rispetto all’età anagrafica. Non possiamo pensare di azzerare il rischio, ma possiamo agire per ridurlo significativamente, proprio partendo dall’esperienza sugli atleti olimpici, su cui viene testata l’efficacia dell’esercizio fisico correttamente prescritto, per poi applicare i risultati ottenuti su tutta la popolazione, così aiutando il Servizio Sanitario Nazionale. In un Paese come l’Italia, con il più basso indice di fertilità in Europa, questo è un buon momento per auspicare una ripresa della natalità; vale sicuramente la pena ricordare il fondamentale valore dell’esercizio fisico per le coppie che intendono concepire. È stato infatti dimostrato il suo agire positivo sulle cellule germinali (spermatozoi
e cellule uovo) per una crescita ottimale del futuro bambino e una diminuzione del rischio di malattie croniche nell’età adulta.
Conseguenze fisiologiche della ridotta attività fisica
La riduzione della quantità quotidiana di attività fisica (genericamente definibile come detraining) comporta una perdita parziale o completa degli adattamenti fisiologici indotti dall’esercizio fisico. Le evidenze scientifiche mostrano che la massima capacità di svolgere attività aerobiche si riduce già dopo 2-4 settimane di inattività, in primo luogo come conseguenza di una riduzione della capacità del cuore di spingere il sangue verso i tessuti periferici (i.e. gittata cardiaca) nonostante un aumento della frequenza cardiaca del 5-10% a parità di attività fisica sub-massimale svolta. Nello stesso modo, il detraining causa alterazioni sia nella struttura che nella funzionalità del muscolo: la letteratura scientifica mostra che la densità capillare del muscolo, la distribuzione delle fibre muscolari, gli enzimi muscolari, la sezione trasversale (CSA), la forza e la potenza muscolare sono tutte influenzate negativamente da periodi variabili di detraining, fino a portare il muscolo a
non disporre più delle sue caratteristiche funzionali e strutturali (atrofia muscolare) se l’inattività è prolungata per numerose settimane.
Raccomandazioni per la ripresa dell’attività fisica
Per quanto affermato in precedenza è fondamentale che dopo un periodo di ridotto esercizio fisico e aumentata sedentarietà una adeguata attività fisica, finalizzata alla tutela della salute, venga praticata con le dovute cautele e in condizioni di assoluta sicurezza, con gradualità e periodicità corrette. Atleti professionisti, sportivi amatoriali o anche coloro che svolgono attività lavorative usuranti e gravose non possono quindi riprendere le proprie attività senza tener conto degli effetti deleteri del detraining. Questo infatti esporrebbe a situazioni di affaticamento precoce per ridotte capacità aerobiche o a infortuni per alterata funzione dei muscoli, risultando controproducente per la salute. Nella ideazione e nello svolgimento delle sessioni di esercizio fisico sarà quindi importante attenersi a determinate indicazioni in termini di intensità, frequenza, volume e modalità di esercizio, applicando quanto suggerito dalle comunità scientifiche internazionali e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e, come già suggerito dalla FMSI nelle recenti Linee Guida Italiane di Prescrizione dell’Attività Fisica per adulti sani.
Qui di seguito alcune raccomandazioni generali che consigliamo di seguire per la costruzione di un programma di ricondizionamento fisico.
Gradualità
Dopo un periodo di detraining è fondamentale rispettare un concetto di gradualità nella ripresa.
Una ripresa dell’attività fisica aumentando sia volume che intensità ma senza modulare al meglio i tempi di recupero potrebbe comportare eccessiva stanchezza o, in alcuni casi, causare infortuni muscolari o problemi di salute. Il ricondizionamento fisico dovrebbe prevedere un programma di allenamento contenente esercizi posturali, di stretching, di core-stability e di equilibrio. Raggiunti questi obiettivi di base, sarebbe consigliato introdurre esercizi per l’aumento del tono muscolare e, contemporaneamente un programma di attività di resistenza per migliorare la capacità aerobica. Nella fase iniziale può essere utile alternare i giorni di allenamento con giorni di riposo o aumentare di qualche minuto ogni giorno il volume di attività fisica quotidiana praticata. In seguito sarebbe opportuno introdurre gradualmente movimenti specifici delle eventuali attività sportive praticate.
Quantità
Fino a quando non sarà possibile riprendere la regolare attività fisica all’aperto e/o in palestra, il suggerimento è quello di mantenere uno stile di vita attivo dedicando almeno 30-45 minuti ogni giorno alla pratica di attività che permettano il mantenimento di un buono stato di salute. Non appena le direttive governative lo permetteranno, la quantità di attività fisica quotidiana potrà essere aumentata fino a rispettare le linee guida internazionali esistenti sull’attività fisica, così come quelle dell’FMSI, che suggeriscono di praticare attività fisica per un totale di 150-300 minuti a settimana, in combinazione con esercizi di tonificazione muscolare e flessibilità.
Intensità
L’intensità del lavoro deve variare a seconda delle condizioni fisiche individuali e dell’età, nonché delle condizioni climatiche, possibilmente aumentandola gradualmente nel tempo. Per le attività di tipo aerobico le linee guida consigliano attività di intensità moderata per la maggior parte della settimana, con una parte delle singole sedute svolta ad intensità più alta. Tuttavia nelle attuali condizioni di isolamento potrebbe essere difficile eseguire esercizi di intensità vigorosa e il decondizionamento fisico potrebbe esporre a rischi, compresa la riduzione della risposta del sistema immunitario verso l’infezione. La scelta ideale dovrebbe quindi essere quella di svolgere attività di intensità moderata, con frequenza cardiaca intorno al 60-70% della massima frequenza cardiaca teorica (generalmente calcolata con la formula: FCmax = 208-0.7 X età). Se non si può monitorare la frequenza cardiaca durante l’esercizio, ci si può basare sul livello di fatica percepito, cercando di gestire l’intensità tra leggero e moderatamente intenso (i.e. percepisco lo sforzo impegnativo ma sono in grado di parlare mentre faccio esercizio).
Frequenza
Si consiglia di praticare esercizio fisico nella maggior parte dei giorni della settimana, associando attività aerobiche di moderata intensità in combinazione con esercizi di rafforzamento muscolare e flessibilità due volte a settimana. Dal momento che evidenze scientifiche mostrano effetti negativi sulla salute se si supera la soglia di 6-8
ore al giorno di tempo totale in posizione seduta, sarebbe consigliabile interrompere la sedentarietà ogni 30-60 minuti con attività fisica a bassa intensità o attività quotidiane.
Modalità
I programmi variano a seconda se l’attività fisica viene svolta indoor (a casa) o all’aperto (al
momento della ripresa autorizzata). Il programma di attività fisica dovrebbe comprendere sia attività per la tonificazione muscolare sia attività aerobica. Per il mantenimento del tono muscolare si possono usare piccoli pesi e/o elastici. Nel caso non fossero a disposizione, si possono praticare esercizi a corpo libero (ad es. piegamenti e flessioni) o sostituire i pesi con oggetti di uso quotidiano (ad es. bottiglie d’acqua, libri, ecc.). Per le attività aerobiche, si possono utilizzare attrezzi per l’home-fitness (ad es. cyclette, tapis roulant, ellittica) oppure marciare sul posto, saltare la corda o utilizzare le scale. Le varie fasi di esercizio o i diversi esercizi possono essere intervallati da fasi di riposo che, con il migliorare delle condizioni fisiche, possono ridursi di durata. Prima dell’inizio dell’attività fisica è opportuno dedicare 5 minuti allo stretching ed altrettanto dedicare gli ultimi 5 minuti ad una fase di defaticamento con esercizi di allungamento muscolare.
Linee guida generali per l’attività fisica
I programmi di allenamento qui sotto riportati sono una proposta per la ripresa dell’attività fisica suddivise per livello di condizionamento fisico:
persone sedentarie, moderatamente attive o allenate (Tabella I). La Tabella II rappresenta invece la prescrizione dell’attività di rafforzamento muscolare per individui con diversi livelli di forza, basandosi cioè sul tono muscolare.
Raccomandazioni per la ripresa dell’attività fisica all’aperto
Quando sarà possibile riprendere l’attività fisica all’aperto sarà necessario aumentare gradualmente la quantità di esercizio praticato quotidianamente fino a raggiungere le linee guida indicate. Se il periodo di isolamento ha comportato un aumento di peso corporeo, sarà assolutamente raccomandato il ritorno al peso forma, abbinando alla ripresa dell’attività fisica anche un regime dietetico controllato, moderatamente ipocalorico e ricco di vitamine e con attenzione ad una appropriata idratazione. Inoltre, potrebbe essere utile una valutazione presso un medico specialista in medicina dello sport per un corretto inquadramento delle proprie condizioni di salute e delle effettive possibilità fisiche, soprattutto per quelle persone con fattori di rischio per malattie croniche o persone in età oltre i 50 anni. Per le persone che sono state affette da coronavirus, dopo il benestare dell’infettivologo ma prima della ripresa dell’attività, è certamente consigliabile una valutazione da parte dello specialista.
Nelle fasi iniziali sarà estremamente importante attenersi alle precauzioni suggerite a tutela della salute di tutti.
Sarà quindi consigliabile:
— praticare attività fisica a livello individuale, rispettando le eventuali indicazioni governative;
— mantenersi a distanza da altre persone.
Considerato che l’attività fisica aumenta la frequenza e la profondità degli atti respiratori e di conseguenza lo spazio percorso dalle goccioline di saliva presenti nel nostro respiro, sarà necessario aumentare la distanza di sicurezza portandola ad almeno 5 metri durante cammino, corsa e altre attività aerobiche come yoga e pilates e ad almeno 20 metri nel caso del ciclismo;
— evitare di lasciare in luoghi condivisi con altri gli indumenti indossati per l’attività fisica, ma riporli in zaini o borse personali e, una volta rientrato a casa, lavarli separatamente dagli altri indumenti;
— appena possibile, dopo l’attività fisica, lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone
per almeno 20 secondi, sciacquandole ed asciugandole con una salvietta monouso. Se non si ha accesso ad acqua corrente è possibile ricorrere, se sono disponibili, a prodotti di disinfezione;
— bere sempre da bicchieri monouso o bottiglie personalizzate;
— buttare subito in appositi contenitori i fazzolettini di carta o altri materiali usati come cerotti, bende, ecc., (ben sigillati);
— non toccarsi gli occhi, il naso o la bocca con le mani non lavate;
— coprirsi la bocca e il naso con l’incavo del gomito o con un fazzoletto, preferibilmente monouso, ma non con la mano, qualora si tossisca o starnutisca.
Il periodo di lockdown ha sicuramente messo a dura prova la nostra tenuta psicofisica e per molti ha rappresentato un problema di efficienza funzionale del nostro organismo.
La Federazione Medico Sportiva Italiana si augura che queste raccomandazioni possano accompagnare i cittadini ad un percorso di riadattamento virtuoso ai corretti stili di vita, contribuendo così alla prevenzione delle malattie.
In caso di positività al Covid
Nel caso in cui un atleta sia stato positivo al COVID19 è prevista una serie di test e di esami per poter ricominciare a praticare le attività agonistiche e non agonistiche.
Le prescrizioni possono essere consultate in questo documento rilasciato dalla Federazione
La più recente conquista della Ricerca italiana in campo cardiologico porta il nome di uno scienziato calabrese di fama internazionale, originario di Polistena (Reggio Calabria), che da anni vive ed opera nella Capitale. Si tratta del prof. Giuseppe Nasso, direttore dell’Istituto Clinico Cardiologico «Gvm Care and Research» di Roma. Oltre che co-responsabile della cardiochirurgia e chirurgia vascolare dell’Anthea Hospital di Bari, è docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. La sua scoperta, pubblicata sulla più importante testata giornalistica della letteratura scientifica, il Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery, riguarda la fibrillazione atriale, un’aritmia cardiaca che origina dagli atri del cuore. Grazie a questa scoperta del prof. Nasso, oggi è infatti possibile predire in maniera più affidabile, attraverso un semplice prelievo del sangue, se il paziente è a rischio. Lo scienziato, in pratica, addebita la causa di questa patologia a una sostanza presente nel sangue, l’omocisteina, che, a suo parere, si associerebbe con l’insorgenza e il ritorno dell’aritmia cardiaca. «Più alto è il valore di questa sostanza nel sangue», dice il prof. Nasso, «e più si corre il rischio di essere affetti da fibrillazione atriale». Una scoperta senza dubbio rivoluzionaria che ha suscitato non poco interesse anche nel mondo della Ricerca americana e che il suo autore è stato invitato ad illustrare con successo a Los Angeles, presso il congresso mondiale dell’«International Society for Minimally Invasive Cardiac Surgery».
Per poter riaprire gli Studi Medici si pone l’attenzione sull’obbligo di rispettare e di far rispettare alcune regole in maniera ferrea e decisa.
In linea generale l’accesso ai locali è consentito a chi è privo di qualsiasi sintomo influenzale tipico, quali febbre, tosse e raffreddore, ma anche debolezza, malessere, nausea o difficoltà respiratorie. Chi entra dovrà necessariamente usare una mascherina nuova, conforme, correttamente indossata in modo da coprire naso e bocca. I pazienti e gli accompagnatori dovranno permettere al personale dello studio di misurare la temperatura mediante termo-scanner o termometro a infrarossi e dovranno compilare e firmare una dichiarazione che verrà archiviata e tenuta dal responsabile dei dati sensibili. Gli ospiti dovranno arrivare in orario o con un anticipo di 5 minuti al massimo, dovranno sostare dove gli verrà indicato dal personale e non saranno liberi di spostarsi da una sala all’altra. Dovranno inoltre evitare tassativamente di entrare in contatto con altri pazienti e di abbassare la mascherina per parlare con altri occupanti lo studio. Nei locali dello studio sono presenti dispenser per l’igienizzazione delle mani, che dovranno essere utilizzati dai pazienti all’ingresso e prima di toccare qualsiasi oggetto presente. Dopo la fine della visita e dopo aver finito ogni operazione, pagato gli onorari e ritirato eventuali certificati, i pazienti e relativi accompagnatori sono tenuti a lasciare i locali per evitare assembramenti inopportuni, senza intrattenersi a chiacchierare con il medico, con altri pazienti o con il personale. Per quanto concerne l’utilizzo dell’ascensore è consigliato utilizzarlo in modo esclusivo o in gruppi di persone che si possano riconoscere come “congiunti”. La mancata attesa di altre persone non sarà considerata una non gentilezza o scarso senso di cavalleria o altruismo.
Per le visite di Medicina dello Sport – per chi fa la prova da sforzo – saranno applicate misure un po’ più restrittive per il maggior rischio che la prova comporta.
Riteniamo che tutte queste precauzioni siano necessarie per la salvaguardia la salute di tutti e servono per contribuire a sconfiggere il peggior rischio sanitario dei nostri tempi.
Siamo convinti che tutti potranno capire a pieno il significato dei nostri sforzi.
Per ogni informazione o chiarimento si prega di contattare lo studio.
Nel periodo tra il 09/03/2020 fino al 03/05/2020.
In attesa di poter riprendere a visitare i propri pazienti, la Dott.ssa Tiziana URRU – specialista in Terapia Fisica e Riabilitazione – si è resa disponibile nei confronti di chi avesse necessità di una visita Fisiatrica per dei consigli da impartire via email. Non si tratterà di una visita vera e propria ma di domande atte a individuare la natura del problema e dei consigli per gestire il problema stesso cercando di attenuarne gli effetti ed evitando di affollare i Pronto Soccorso, le Guardie Mediche e gli Ospedali in genere in questo momento di particolare crisi sanitaria.
Il Servizio si intende completamente gratuito.
Gratuita e via e-mail
“In mancanza della visita scolastica e della visita di leva, la valutazione e certificazione di idoneità sportiva rappresenta un’opportunità per fare prevenzione e diagnosticare precocemente alcune malattie o anomalie, in particolare quelle cardiache, ma non solo. E’ un appuntamento di salute a cui vale la pena non mancare” dichiara Daniela Lucini, Direttore della Scuola di Specializzazione di Medicina Sportiva, Università di Milano.
Uno studio condotto dalla Federazione Medico Sportiva Italiana può aiutarci a capire il valore della visita di idoneità sportiva.
Risale al 2015 la fotografia, scattata dalla Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI), dello stato di salute di oltre 23mila sportivi italiani. La fotografia deriva da un’indagine che ha coinvolto gli sportivi in occasione della visita di idoneità sportiva in tutto il territorio nazionale.
La disciplina preferita è risultata il calcio (26,7%), seguita da pallavolo (14%), basket (9,2%), atletica (7,3%), tennis (6%), rugby (5,8%), nuoto (4%), ginnastica (2,9%), sci (2,4%9, sport equestri (1,7%), ciclismo (1,5%), judo, lotta, karate e arti marziali in genere (1,2%) e la scherma (1,2%).
Dai dati raccolti è emerso che il 40% degli atleti si sottopone per la prima volta alla visita di idoneità, in un centro di Medicina dello Sport, generalmente dopo circa 4 anni dall’inizio dell’attività sportiva, mettendosi quindi in una potenziale situazione di rischio.
Nel 16% dei casi il tracciato ECG è risultato anomalo, soprattutto nelle prime visite; in particolare nel 13% degli ECG alterati sono state rilevate anomalie da tenere monitorate, ma non tali da giudicare “non idoneo” l’atleta, mentre in uno sportivo su 10 le anomalie sono state giudicate gravi. Grazie a questo test sono stati rilevati casi di insufficienza coronarica in adulti praticanti anche sport particolarmente impegnativi. I dati hanno, tuttavia, messo in evidenza una documentata ed estesa riduzione della pressione arteriosa, in tutte le fasce di età, comprese quelle più avanzate, con significativi vantaggi sull’apparato cardiocircolatorio, in coloro che praticano attività sportiva da anni.
Un altro dato interessante emerge dall’elevata percentuale di giovanissimi che alla prima visita sportiva presentavano problemi alla vista mai diagnosticati oppure persistenti e non risolti nonostante l’uso di lenti correttive (10%).
Tra i giovani adulti sono stati evidenziati numerosi casi di varicocele grave, con possibili forti implicazioni sulla fertilità: il 3% degli atleti minorenni presentava varicocele grave mai diagnosticato e neppure riscontrato dal pediatra o dal medico di base.
E’ stata inoltre rilevata la presenza di patologie della colonna vertebrale come paramorfismi in ogni età fino alla scoliosi nei più giovani (10%), oltre a una riduzione, anche se parziale, della capacità respiratorio a causa di allergie a ogni età (16%).
“Questi dati testimoniano, come in mancanza della visita scolastica e della visita di leva, la visita di idoneità sportiva diventi il primo screening sostenuto dal Servizio Sanitario Nazionale per alcune patologie”, ha commentato Daniela Lucini.
Secondo la normativa vigente non è più richiesto il certificato di idoneità in caso di attività ludico-motoria.
In caso di attività sportiva non-agonistica, il certificato di idoneità può essere rilasciato solo da uno specialista dello sport, da un medico appartenente alla FMSI. Il certificato può essere rilasciato dopo aver eseguito accurata valutazione clinica, che comprende sempre la misura della pressione arteriosa e l’esecuzione di un elettrocardiogramma.
È giunto il momento. Nel mese di settembre ricomincia la stagione, ricominciano i campionati, i tornei, le attività nelle palestre, piscine, i giochi di squadra e si riparte con le sfide.
Tra le cose più importanti da fare, prima di ricominciare, c’è da prenotare la visita medica sportiva, un’occasione annuale per monitorare lo stato di salute.
Presso gli Studi Medici puoi effettuare un’accurata visita di medicina dello sport, che ha lo scopo primario di verificare lo stato di salute di ogni paziente che si sottopone a controllo, verifica dell’attività cardiologica e di tutte le patologie che possono svilupparsi nel corso degli anni. Un primo avviso, grazie ad un controllo periodico può dare maggiori probabilità di riuscita con un intervento tempestivo. In ultimo, dopo aver fatto tutte le verifiche viene rilasciato un certificato di idoneità sportiva, necessario per aver accesso a tutte le attività sportive.
Per prenotare clicca qui.
Nell’ambito della vita sana, benessere fisico e nutrizione c’è un mare enorme in cui navigare se si ha tempo. La storia che si ripete è sempre la stessa… il lavoro, i ritmi, lo stress e le regole della vita moderna, mondana o morigerata, seguono tutti un copione. Sovrappeso, affaticamento, mancanza di allenamento e fiatone alla prima occasione. È questo che fa partire il campanellino d’allarme e ci porta a prendere la decisione di iscriverci in palestra e di sfoderare tutta la buona volontà per cominciare una dieta, a partire da lunedì.
Qui arriva la parte critica, ma non per la dieta in sé, quanto per l’ansia di cominciare a vedere i risultati. Pesate ogni mattina dopo pipì e pupù, il frutto a metà mattina, questo ha troppe calorie e non va bene, rinuncio a questo, non posso andare a cena, il vino (IL VINOOO???) i dolci, i gelati… una guerra.
Per le prime settimane tutto bene, sembra reggere il fisico, sembra reggere il cervello e arrivano le prime soddisfazioni nel vedere il display della bilancia che sembra nostro alleato fino a che…
Arriva il momento critico per tutti… Eh sì che arriva… gli amici chiamano, la cena con la famiglia, il compleanno della nonna, l’aperitivo coi colleghi sono deleteri per il nostro impegno a lungo termine che ci siamo prefissati qualche settimana prima. Allora cominciano i primi strappi alla regola, cosa sarà mai. Poi ci distraiamo un attimo (che dura qualche settimana) e boom. Il display che ci era stato così amico ci ha tradito, quel vigliacco!
Noi, in un centro medico che mira a portare in alto l’asticella la qualità dei servizi, ci siamo posti il problema delle diete. E nel mare delle diete ce ne sono veramente di tutti i colori. Non abbiamo mai cercato un nutrizionista perché non ne conoscevamo i principi, le metodiche, le basi che formano la costituzione delle diete di un nutrizionista. Io personalmente avevo sempre ipotizzato e considerata ammissibile una sola possibilità, ovvero che a fare la dieta fosse un medico, non un biologo o un non meglio precisato “nutrizionista”. quando ero giovane mi si era presentato il problema e ho provato a risolverlo facendomi indicare la giusta via da un amico medico. Lui mi diede un nome e un numero di telefono. Chiamai e la voce gentile mi rispose che il dottore non c’era per via di una breve vacanza, ma al suo posto c’era una sostituta. Prenotai, mi recai e conobbi la signora che chiamai subito “Dottoressa”… lei mi bloccò subito con un “… non sono una dottoressa, io sono una dietista, non una dietologa.”
Ci sono dei periodi dell’anno in cui ci si pone dei buoni propositi verso il proprio fisico. Richiedere la visita medica sportiva rischia di diventare un lavoro telefonico estenuante. A meno che non si voglia programmare per bene. Nei periodi da Settembre ad Aprile c’è un intenso traffico, a causa delle Federazioni Sportive, che chiedono le visite prima dell’inizio dei tornei.
In questo periodo è consigliabile prenotare con un anticipo di 30/45 giorni rispetto alla data prevista di inizio attività. Nei periodi che vanno da maggio a luglio l’attesa si riduce a circa 7/10 giorni e, da metà luglio ai primi di agosto, scende al di sotto della settimana. L’ultima settimana di Agosto è ottima per tutte le società sportive che intendono iniziare la preparazione precampionato in tutta tranquillità. Possono prenotare la visita per il Certificato che coprirà le attività sportive fino al successivo mese di Agosto.